Le carte napoletane sono un vero emblema della cultura e della tradizione italiana, un simbolo di socialità che si tramanda di generazione in generazione. Un mazzo di quaranta carte che ha animato innumerevoli tavolate e serate in compagnia e che continua a esercitare un fascino senza tempo.
Le origini delle carte napoletane
Le radici delle carte da gioco partenopee affondano in un passato lontano e affascinante. La loro genealogia più accreditata le collega ai Mamelucchi d’Egitto, i quali le avrebbero introdotte in Europa attraverso i porti commerciali della Spagna. Fu proprio durante la dominazione aragonese e poi spagnola, a partire dal XV secolo, che le carte giunsero nel fiorente Regno di Napoli. In tale contesto fertile di scambi culturali e commerciali, il mazzo subì una profonda trasformazione, fino ad assumere le sue caratteristiche iconografiche distintive, che sono divenute un riflesso della società dell’epoca.
L’adozione del formato a 40 carte, con la rimozione dei 10, dei 9 e degli 8 dai mazzi più antichi, fu una scelta dettata da esigenze pratiche: un mazzo più snello era più economico da produrre e più rapido da utilizzare per i giochi popolari. Il successo fu immediato e travolgente. Le carte napoletane si diffusero in ogni strato della popolazione, dalle corti nobiliari alle taverne più umili, e divennero il compagno inseparabile di momenti di svago, di sfide e di forte aggregazione sociale. La loro iconografia, semplice ma potente, era immediatamente comprensibile a tutti, anche a chi non sapeva leggere né scrivere.
I semi
Ogni seme delle carte napoletane porta con sé un profondo significato simbolico. La loro iconografia non è casuale, affonda le proprie radici nella struttura sociale del Medioevo, una suddivisione rigida in classi che trovava espressione in ogni aspetto della vita quotidiana.
- Coppe: è universalmente associato al clero. Il calice, elemento centrale delle carte di Coppe, è un richiamo diretto al Graal e al calice dell’Eucaristia. Evoca la spiritualità, la fede, il cuore e i sentimenti. Nelle letture divinatorie, le Coppe parlano di amore, di relazioni e di intuizione. L’Asso di Coppe, spesso disegnato come un grande vaso decorato, è un simbolo di abbondanza e fecondità spirituale.
- Denari: talvolta chiamato Ori, incarna la borghesia mercantile, la classe sociale in piena ascesa durante il tardo Medioevo e il Rinascimento. I Denari sono il simbolo del commercio, della ricchezza, della prosperità e dei beni materiali. Parlano di lavoro, di affari, di investimenti e di sicurezza economica. L’Asso di Denari, con la sua moneta unica e vistosa, spesso circondata da un’aquila o da motivi elaborati, è la carta della fortuna e delle grandi opportunità.
- Spade: incarna la nobiltà e la casta dei guerrier La spada è l’arma del cavaliere, il simbolo della giustizia, del potere, dell’onore e del coraggio. Tuttavia, la spada ha una doppia valenza: può difendere e attaccare, può costruire la pace o scatenare il conflitto. Per tale motivo, le Spade indicano anche il dolore, le sfide, le lotte e le decisioni difficili. L‘Asso di Spade, una spada solitaria e imponente, è spesso visto come una carta di grande potere, capace di tagliare i nodi e imporre una svolta.
- Bastoni: noto anche come Mazze, raffigura il ceto più umile, quello contadino e artigiano, la base lavoratrice della società. I bastoni sono attrezzi da lavoro, simbolo di fatica fisica, di energia primordiale, ma anche di fertilità, crescita e creatività. Si collegano alla terra, alla natura e alla realizzazione di progetti attraverso l’impegno. L’Asso di Bastoni, un robusto randello, simboleggia la forza vitale, l’iniziativa e il potenziale grezzo.
Le figure
Le tre figure presenti in ogni seme, il Fante, il Cavallo e il Re, sono veri e propri personaggi che animano il gioco. Ognuno possiede un suo ruolo e una sua personalità ben definita, archetipi di un teatro popolare che va in scena a ogni partita.
La carta con valore nominale 8 è il Fante. La sua figura è una delle più interessanti del mazzo. Tradizionalmente, il fante è il servo, il paggio, un giovane di umili origini al servizio di un signore. Nelle carte napoletane, l’iconografia del Fante assume spesso sembianze androgine o palesemente femminili, al punto che nel gergo comune viene quasi sempre identificato come “la donna”. Simboleggia l’astuzia, l’agilità mentale, la gioventù e, talvolta, l’inganno o il messaggio inaspettato. È una figura agile, capace di muoversi tra le righe.
La carta con valore nominale 9 è il Cavallo. A differenza del Re, che è una figura statica, il Cavallo è puro dinamismo. Raffigura un cavaliere, un messaggero, un viaggiatore. Porta notizie, annuncia cambiamenti e introduce movimento all’interno della partita. La sua apparizione sul tavolo da gioco può modificare gli equilibri, accelerare l’azione o indicare un viaggio, sia fisico sia metaforico. È il simbolo dell’azione, dell’avventura e della transizione.
Infine la carta con valore nominale 10 è il Re, la figura di maggior rango del suo seme. È il sovrano, il patriarca, il detentore del potere. La sua posa è solitamente solenne e statica, a indicare un’autorità consolidata e una saggezza matura. Il Re simboleggia la stabilità, il controllo, la leadership e la legge. In una partita, è una carta di grande peso, un punto di riferimento strategico. Conquistare o perdere un Re può determinare le sorti di una mano.
Tutti i giochi con le carte napoletane
Il vero spirito delle carte napoletane si manifesta nella straordinaria varietà di giochi che con esse si possono praticare. Ogni gioco ha le sue regole e le sue strategie. Di seguito, una panoramica dettagliata, dai più celebri ai meno conosciuti.
I Grandi Classici
Alcuni giochi esistono da anni e sono il passatempo di molte persone, da veterani a neofiti. t
La scopa
Probabilmente il gioco più iconico e diffuso in tutta Italia. L’obiettivo è conquistare punti attraverso la cattura di determinate combinazioni di carte. I punti si calcolano alla fine di ogni smazzata e sono: la Primiera, i Denari (o Ori), le Carte e il Settebello. Si aggiunge un punto per ogni Scopa, che si realizza quando un giocatore, con una sua presa, lascia il tavolo privo di carte. Il Settebello, il sette di denari, è l’unica carta che da sola vale un punto intero. La Primiera è il punto più complesso da calcolare: si ottiene dalla somma del valore delle quattro carte più alte per ogni seme che si possiede, secondo una scala specifica (Sette vale 21, Sei vale 18, Asso 16, e così via). Vince chi ha il punteggio più alto. La Scopa richiede calcolo, memoria e un’ottima dose di furbizia.
Lo scopone scientifico
Una variante della Scopa per quattro giocatori a coppie contrapposte. A differenza della Scopa tradizionale, qui il mazziere distribuisce tutte e quaranta le carte, dieci a ogni giocatore. Non c’è un mazzo da cui pescare, il che elimina la componente della fortuna legata alla pesca e trasforma il gioco in una pura sfida di memoria, logica e strategia deduttiva. È necessario ricordare tutte le carte uscite e dedurre quelle in mano al proprio compagno e agli avversari.
La briscola
Un altro colosso della tradizione. È un gioco di prese in cui, all’inizio di ogni mano, si stabilisce un seme di “briscola” che domina su tutti gli altri. Una carta di briscola vince sempre su una carta di un altro seme, anche se di valore inferiore. L’obiettivo è accumulare il maggior numero di punti sommando il valore delle carte vinte. La gerarchia dei punti è peculiare: l’Asso (11 punti) e il Tre (10 punti) sono le carte più preziose. Seguono il Re (4 punti), il Cavallo (3 punti) e il Fante (2 punti). Le altre carte, dette “lisci”, non hanno valore. Una partita a Briscola è un duello di tattica, in cui bisogna decidere quando giocare i carichi (le carte di valore) e quando sacrificare i lisci.
Il tressette
Un sofisticato gioco di squadra per quattro giocatori, che premia l’affiatamento della coppia e la memoria ferrea. L’obiettivo è totalizzare il maggior numero di punti. Anche qui la gerarchia dei punti è specifica: l’Asso è la carta più preziosa e vale 1 punto. Il Tre, il Due, il Re, il Cavallo e il Fante valgono 1/3 di punto ciascuno. Vince la coppia che per prima raggiunge il punteggio stabilito. Una caratteristica distintiva del Tressette sono le “accuse”, ovvero dichiarazioni di combinazioni di carte in mano (come tre o quattro Assi, Due o Tre) che conferiscono punti aggiuntivi. La comunicazione non verbale con il compagno (“busso” o “striscio” della carta sul tavolo) è una parte integrante e affascinante della strategia.
L’asso piglia tutto
Una variante molto popolare della Scopa. Le regole sono quasi identiche, ma con un’aggiunta che stravolge le strategie: l’Asso, quando viene giocato, prende tutte le carte presenti sul tavolo. Se il tavolo è vuoto, l’Asso prende solo se stesso. Tale regola aggiunge un potente elemento di imprevedibilità e ribaltamento delle sorti. Un Asso giocato al momento giusto può portare a una presa ricchissima e a una Scopa quasi certa.
Il rubamazzo
Un gioco semplice e immediato, ideale per avvicinare i bambini alle carte. Lo scopo è accumulare il mazzo più alto. A turno, i giocatori scartano una carta. Se la carta scartata ha lo stesso valore di quella in cima al mazzetto di un avversario, il giocatore “ruba” quel mazzetto e lo aggiunge al proprio. Vince chi, alla fine delle carte, ha il mazzo più grande.
Sette e mezzo
La versione italiana del Blackjack, amatissima durante le feste. L’obiettivo del sette e mezzo è avvicinarsi il più possibile al punteggio di 721 senza “sballare”, cioè superarlo. Le figure valgono 21 punto, mentre le altre carte mantengono il loro valore nominale. La carta chiave è il Re di Denari, che funge da “matta”, ovvero può assumere il valore che il giocatore desidera, da 21 a 7.
Le carte napoletane sono molto più di un insieme di cartoncini colorati. Sono un gioco antico che connette passato e presente, un linguaggio non scritto che unisce generazioni e celebra il piacere dello stare insieme. Ogni partita è un rito sociale, una pausa dalla frenesia quotidiana, un’occasione per esercitare la mente e rafforzare i legami. Conoscere il loro significato, le loro figure e i giochi che le animano significa immergersi in un pezzo vivo della cultura italiana, un patrimonio di divertimento e tradizione che continua a regalare emozioni e a creare ricordi indelebili attorno a un tavolo.