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VAR a chiamata: come funziona e perché è importante

VAR a chiamata

L’introduzione del VAR (Video Assistant Referee) ha segnato una svolta nel calcio e ha modificato la percezione stessa dell’errore arbitrale. Dalla sua implementazione, la tecnologia ha ridotto in modo indiscutibile le sviste più palesi, ma non ha spento il dibattito sulla sua applicazione. Le discussioni si concentrano spesso sui “mancati interventi” e sulla discrezionalità della sala operativa.

In tale contesto, emerge una nuova potenziale evoluzione: il “VAR a chiamata”. Una proposta che non intende sostituire il sistema attuale, bensì affiancarlo, con l’obiettivo di trasferire una parte del controllo alle squadre e standardizzare ulteriormente i criteri di intervento. Il tema è di stretta attualità e delinea una possibile frontiera per il futuro del gioco, con implicazioni dirette per la sua equità e, di conseguenza, per il settore delle scommesse nel calcio.

Cos’è il VAR a chiamata?

Con l’espressione “VAR a chiamata” si delinea un sistema che conferisce alle squadre la facoltà di richiedere una revisione al VAR per un episodio specifico.

Solitamente, la responsabilità della richiesta ricadrebbe sull’allenatore o sul capitano della squadra. Il meccanismo si differenzia nettamente dal modello in uso, dove l’analisi di un’azione nasce esclusivamente da un’iniziativa dell’arbitro di campo o da una segnalazione proveniente dalla sala VAR. È utile specificare che si tratterebbe di una richiesta circoscritta a casistiche ben definite, le stesse che oggi rientrano nel protocollo ufficiale.

Come funzionerebbe in pratica: regole e limiti

Il funzionamento pratico del VAR a chiamata si basa su un regolamento preciso, come ipotizzato nelle proposte di sperimentazione per campionati come la Serie C o la Serie A femminile. A ogni squadra verrebbe attribuito un numero limitato di chiamate per partita, tipicamente una o due. La chiamata andrebbe spesa per sollecitare una “on-field review” solo per le quattro casistiche previste dal protocollo:

  • Gol segnato o non segnato, per verificare la presenza di un’irregolarità (fallo, fuorigioco) nell’azione che ha portato alla marcatura.
  • Assegnazione o non assegnazione di un calcio di rigore.
  • Espulsione diretta, con esclusione quindi del secondo cartellino giallo.
  • Scambio di identità di un calciatore sanzionato.

Un aspetto centrale del sistema è il meccanismo di mantenimento della chiamata. Qualora la revisione video portasse a una modifica della decisione iniziale dell’arbitro, la squadra manterrebbe intatto il suo bonus di chiamate. Al contrario, se l’analisi al monitor confermasse la decisione di campo, la squadra perderebbe una delle opportunità a sua disposizione.

I benefici: aumento di trasparenza e responsabilità

L’adozione di un sistema di challenge potrebbe portare benefici tangibili al gioco del calcio.

In primo luogo, aumenterebbe il senso di equità percepita. La frustrazione generata dai cosiddetti “mancati interventi”, episodi in cui un errore appare evidente a tutti tranne che alla sala VAR, troverebbe una valvola di sfogo concreta. Alle squadre verrebbe consegnato uno strumento per tutelarsi da quelle che ritengono sviste decisive. Tale meccanismo responsabilizzerebbe direttamente le panchine, che dovrebbero gestire con acume tattico la loro chiamata.

Inoltre, si potrebbe assistere a una diminuzione delle polemiche, poiché le proteste verrebbero incanalate in un’azione formale, il che porterebbe ad una riduzione della pressione sul direttore di gara e smorzerebbe i toni nel post-partita.

Si potrebbe anche favorire un’uniformità di giudizio, dato che la scelta di revisionare un episodio non sarebbe più legata alla sola sensibilità della sala operativa.

L’impatto sulle scommesse

Le implicazioni di una simile innovazione per gli scommettitori sono numerose e aprono scenari inediti. Il mercato “VAR Sì/No“, già presente nei palinsesti dei principali bookmaker, assumerebbe una profondità differente. La giocata non si limiterebbe più a pronosticare un generico intervento della tecnologia, anzi potrebbe evolversi in scommesse specifiche sul numero di chiamate utilizzate da una squadra o sull’utilizzo del challenge in un determinato tempo di gioco.

Le scommesse Live subirebbero l’impatto più evidente. Un’interruzione per una chiamata sospenderebbe i mercati e potrebbe stravolgere le quote in pochi secondi. La richiesta di revisione per un potenziale rigore, ad esempio, farebbe crollare la quota del “prossimo gol” a favore della squadra in attacco e modificherebbe istantaneamente quelle relative al risultato finale.

Gli analisti più attenti dovrebbero includere nelle loro valutazioni pre-partita anche la propensione di un allenatore a utilizzare il proprio bonus e analizzare la frequenza con cui una squadra si trova in situazioni di gioco controverse. Infine, i mercati legati a “Rigore Sì/No” o al numero di espulsioni vedrebbero aumentare la probabilità che episodi dubbi vengano riesaminati, con un conseguente aggiustamento delle quote.

Pro e contro

Come ogni innovazione, anche il VAR a chiamata presenta un quadro complesso di vantaggi e possibili criticità.

PRO:

  • Aumento della giustizia e della trasparenza nelle decisioni capitali.
  • Riduzione del numero di errori arbitrali evidenti che sfuggono alla revisione.
  • Maggiore responsabilizzazione di allenatori e giocatori nella gestione del gioco.

CONTRO:

  • Rischio di un ulteriore rallentamento del ritmo partita a causa di interruzioni più frequenti.
  • Possibile uso tattico della chiamata per spezzare il gioco avversario in un momento favorevole.
  • La soggettività interpretativa dell’arbitro rimarrebbe anche dopo la revisione, non eliminando del tutto le polemiche.

Il VAR a chiamata è un serio tentativo di perfezionare l’integrazione della tecnologia nel calcio, con l’intento di accrescere l’equità del confronto sportivo. Banalmente, si tratta di dare alle squadre uno strumento per correggere un errore percepito come palese. La questione che rimane aperta e che anima il dibattito tra addetti ai lavori e appassionati è se i benefici in termini di giustizia sportiva superino il rischio di un gioco sempre più spezzettato e meno fluido.