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Ippica Italiana: Storia, Aneddoti e Curiosità

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/Aggiornato il 13 Ott 2025
Ippica Italiana Storia

Il suono degli zoccoli sulla pista, i colori vivaci delle giubbe dei fantini, la tensione della folla prima della partenza; l’ippica italiana unisce eleganza, adrenalina e una storia profonda. Molto più di una semplice disciplina sportiva, essa è un capitolo denso della cultura nazionale, un ambito dove la sapienza degli allevatori si fonde con la dedizione degli allenatori e il coraggio dei fantini.

È un racconto di genealogie studiate con pazienza, di strategie di corsa elaborate nei minimi dettagli e di trionfi che hanno saputo unire il paese in un’emozione collettiva. Il legame tra l’uomo e il cavallo da corsa ha dato vita a un’epopea che merita di essere conosciuta, un percorso che si snoda dalle prime competizioni aristocratiche fino ai successi planetari di atleti eccezionali come Ribot e Varenne, nomi che evocano ancora oggi potenza e perfezione.

La seguente analisi si propone come una guida completa per chiunque desideri comprendere le tappe salienti di tale patrimonio, per scoprire come lo sport equestre si sia evoluto e radicato in Italia.

Dalle corse Romane all’influenza Inglese

Le origini remote delle competizioni equestri nella penisola affondano nell’antichità, con le corse dei carri che infiammavano le arene dell’Impero Romano, antesignane di uno spettacolo basato sulla velocità e l’abilità. Tuttavia, la struttura moderna dell’ippica deriva da un modello sviluppato altrove.

Tra il XVII e il XVIII secolo, in Inghilterra, la selezione metodica del purosangue inglese codificò le basi delle corse al galoppo. L’eco di tale innovazione giunse in Italia tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Fu l’aristocrazia illuminata, con figure come i Savoia e il Conte Camillo Benso di Cavour, a intuire il valore dell’allevamento selettivo per migliorare le razze equine e a gettare le prime basi per un’attività organizzata.

L’Ottocento: la nascita dell’Ippica Italiana Moderna

Il XIX secolo fu il periodo in cui l’attività ippica assunse una fisionomia definita e istituzionale. Una serie di eventi segnò la progressiva formalizzazione dello sport. Nel 1827, Firenze ospitò la prima riunione di corse al galoppo con un’organizzazione strutturata. Un altro passo decisivo fu, nel 1855, la creazione a Torino del “Giornale della Società Nazionale delle Corse“, il primo periodico dedicato al settore, che contribuì a diffonderne la cultura e le regole.

Il calendario delle competizioni si arricchì con la prima edizione del Derby d’Italia nel 1860, una prova destinata a diventare un classico. L’istituzione del Jockey Club d’Italia nel 1881 creò l’autorità nazionale necessaria per la regolamentazione. Infine, nel 1884, lIppodromo delle Capannelle a Roma divenne il teatro del primo Derby Reale di galoppo, così da consolidare la capitale come uno dei centri nevralgici della disciplina.

Le due discipline regine: Galoppo e Trotto

Per chi si avvicina a tale sport, una distinzione basilare è quella tra le due principali specialità. Il galoppo vede protagonisti i cavalli purosangue, quasi esclusivamente di ceppo inglese, montati da un fantino. Le competizioni si svolgono su tracciati in erba o sabbia e si dividono in corse in piano, basate sulla pura velocità, e corse a ostacoli, dove agilità e resistenza sono altrettanto determinanti.

Il trotto, invece, impiega una razza specifica, il trottatore, la cui andatura deve essere sempre un trotto diagonale, senza mai cadere nel galoppo. L’animale, invece di essere montato, traina un leggero calesse a due ruote chiamato “sulky“, sul quale siede il guidatore, o driver, che ne dirige la corsa.

Il Novecento: l’epoca d’Oro e dei grandi Campioni

Il XX secolo fu un’era di grandi affermazioni per l’allevamento e le corse italiane, sebbene segnata dalle interruzioni dovute ai conflitti mondiali, durante i quali molti cavalli furono requisiti per scopi bellici. La vera esplosione si verificò nel secondo dopoguerra. In tale contesto emerse la figura di Federico Tesio, un allevatore la cui genialità è ancora oggi ricordata a livello internazionale.

Dalla sua scuderia uscì Ribot, un purosangue baio che divenne leggenda, il quale, imbattuto in sedici corse disputate, dominò le piste europee, con due storiche vittorie consecutive nel Prix de l’Arc de Triomphe a Parigi, nel 1955 e 1956. Le sue imprese divennero un simbolo della ripresa e dell’eccellenza italiana nel dopoguerra. Anche il trotto visse stagioni memorabili, con campioni come Tornese che entusiasmavano le folle degli ippodromi.

L’Era Moderna e il mito di Varenne

La narrazione ippica più recente è legata al nome di Varenne, soprannominato “Il Capitano“. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, il trottatore italiano ha riscritto la storia della sua disciplina. La sua carriera è stata una sequenza di trionfi nelle corse più prestigiose del calendario internazionale: dal Prix d’Amérique di Vincennes all’Elitloppet di Solvalla, fino al Gran Premio Lotteria di Agnano.

Varenne divenne un fenomeno mediatico capace di fermare il paese, un atleta riconosciuto e amato anche da chi non seguiva abitualmente le corse. Nel galoppo, altri cavalli come Rakti hanno ottenuto successi di rilievo sulle piste estere, a conferma della qualità continua dell’allevamento nazionale.

L’organizzazione e le Sfide Attuali dell’ippica Italiana

La gestione del settore ippico nazionale è oggi di competenza del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf). Un assetto del genere è il risultato di una lunga evoluzione che ha visto protagonista per decenni l’UNIRE (Unione Nazionale per l’Incremento delle Razze Equine), poi trasformata in ASSI e infine assorbita nelle strutture ministeriali.

A partire dagli anni Duemila, il settore ha dovuto affrontare una contrazione, legata anche a un calo del volume delle scommesse specifiche, che un tempo ne costituivano la principale fonte di finanziamento. Ciò ha prodotto una dipendenza dai contributi statali per il sostentamento dell’intera filiera. Malgrado le difficoltà, il patrimonio degli ippodromi, con impianti storici come San Siro a Milano, Capannelle a Roma e Agnano a Napoli, testimonia la grandezza e la storia di una disciplina radicata nel territorio.

Un patrimonio da tutelare e rilanciare

Dalle sue nobili origini ottocentesche all’epopea di campioni indimenticabili come Ribot e Varenne, l’ippica italiana ha costruito una tradizione sportiva e culturale di eccezionale spessore. Le sue vicende parlano di passione per l’allevamento, di abilità agonistica e di un legame profondo con la storia del paese.

Il futuro di tale settore dipende dalla capacità di preservare un’eredità così ricca e di rinnovarla, anche attraverso le nuove forme di partecipazione che la tecnologia dischiude per gli appassionati. Oggi, l’emozione delle corse si vive oltre che negli ippodromi anche tramite il web, su BetFlag potrai entrare nel vivo dell’azione con le scommesse ippiche.

Per chi desidera avvicinarsi con maggiore consapevolezza a tale aspetto, una guida sulle scommesse ippiche può essere lo strumento ideale per comprendere a fondo le dinamiche di gioco e apprezzare ancora di più il fascino della velocità e dell’eleganza del cavallo da corsa.